Danni collaterali
Siamo danni collaterali, in una società marcia fino al midollo. Questo è insegnato tutt’ora: se sei ultimo, non vali un cazzo, e la colpa è solo tua!
Danni collaterali, come a dire (facendo uno degli esempi che preferisco a tutti e a cui le vecchie culture si rifacevano per insegnare ad avere coscienza) che quando bevi, una goccia d’acqua vale più della sua sorella gemella. Ma per dissetarsi, non si beve solo una goccia.
E se nell’acqua c’è una goccia amara, può irrancidire tutta l’acqua.
Ma noi non siamo gocce, siamo esseri senzienti che possono (solo se vogliono, ma per volerlo, bisogna, come dice un vecchio detto, “aprire la mente” proprio come si fa con un paracadute) migliorare, e per farlo, bisogna cambiare: solo in pochi sono disposti a farlo.
La società evoluta?
La società attuale (A.D. 2016), “evoluta, civile e moderna”, non comprende che la famiglia è perno centrale della società stessa? La famiglia è il nucleo affinché la società stessa possa esistere. Se non si comprende ciò, è evidente che c’è una nota stonata. E questa nota stonata è solo la punta dell’iceberg di un mondo oramai malato e marcio.
Orsù veniamo al dunque:
Una delle famiglie sfrattate a suon di manganellate qualche mese addietro dal condominio di Via Mario de Maria, si è ritrovata di punto in bianco in strada, sfrattata dall’albergo che la ospitava temporaneamente, nonostante fossero stati presi accordi “ben precisi” per fornire assistenza ai “diseredati”.
Ma questi, evidentemente, sono figli di un dio minore che pretende che i venditori di cancro e “finti” medicinali (i manager di tabacco e aziende farmaceutiche), si arricchiscano sulla pelle di operai e beta tester dei loro “sani” prodotti e che spendono una vita per servire loro, dio e la patria.
Il tutto, a soli due euro l’ora.
La colpa
Giustamente, la colpa, mica è della società, ma degli operai, che non prendono il lanciafiamme e li bruciano tutti vivi a questi 4 Koglion*, pardon, IDIOTI (come li ho definiti nel mio secondo libro). Idioti che fanno regole e leggi ben precise affinché questo sistema rimanga in piedi. Ma bruciarli vivi, come ho già scritto nel mio secondo libro, non è una soluzione.
Una società, che lo ricordo (tanto per non lasciare fraintesi), definisce quale lavoro puoi fare, quanto puoi/devi guadagnare, se ha valore ciò che produci, le prestazioni cui hai diritto e, dulcis in findus (pubblicità ingannevole maldestramente occultata), se tuo figlio, oltre a coprirsi e mangiare in maniera adeguata, possa o meno studiare.
L’intervento della Celere: divertente sì, ma non troppo!
Siamo dentro allo sportello sociale del comune di Bologna, circa trenta persone, fratelli di una sciagura comune definita volgarmente “sfratto”. Una nostra sventurata (avvocatessa) assieme ad una interprete e alla parte “lesa nell’onore, nell’anima, nella mente e nel corpo”, vengono ricevute dall’assistente sociale. Arrivano tre vigili in borghese che fan domande, ma noi plachiamo gli animi: ci stiamo solo assicurando che vengano presi provvedimenti affinché la famiglia non debba patire ulteriore ingiustizia.
Distratta: colpa mia 😛
Subito dopo (purtroppo colpa mia, mi son distratta mettendomi a leggere un bel libro: l’attesa sembrava non destare preoccupazioni), sento vociferare: è un’altra sventurata ha la sventura (mi piacciono un sacco le cacofonie) di avere a che fare con due poliziotti della celere. Ripongo maldestramente e frettolosamente il libro in borsa, mi affaccio all’uscio (una porta anti panico), e meravigliata vedo: trenta poliziotti vestiti di tutto punto (TENUTA ANTI SOMMOSSA), di cui quattro avevano già provveduto a sbarrare con gli scudi la porta antecedente quella dell’ufficio sociale, impedendo ad altri due sostenitori di rientrare dal dopo-sigaretta. Gli altri poliziotti, già muovevano verso di noi con aria alquanto minacciosa, pronti a far sentire a suon di bastonate, la voce del padrone: le lobby clerico – finanziarie – militari di un paese dove le forze dell’ordine, quasi MAI, (qui potrei anche togliere il quasi) hanno rappresentato davvero il popolo.
Alterco verbale:
Sostenitore: Come mai siete qui?
Poliziotto: eravamo di passaggio.
Sostenitore: Azzzz, tre cellulari? Tredici persone a mezzo, uno rimane sul mezzo, totale trentasei persone, di cui 30 qui?
Poliziotto: Sì, perché? Non si può? E voi, come mai qui?
Sostenitore: Beh, una famiglia di cinque persone del nostro gruppo, è stata buttata fuori, in strada, nonostante le promesse fatte. Siamo qui per sostenerla. Ma forse, visto che ci siete anche voi, avremmo dovuti portare birra e salsiccia, almeno facevamo una scampagnata.
Le foto dell’allegra “scampagnata”
Alcune foto sono di repertorio (la prima), le altre sono state linkate direttamente dalla pagina Facebook di SocialLogBologna
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